Il 13 febbraio 2012, presso il tribunale di Torino, capoluogo della Regione Piemonte, è stata emessa la sentenza sul processo per le vittime dell'amianto.
I tre giudici della prima sezione penale del tribunale di Torino hanno letto la sentenza in piedi, impiegandoci più di tre ore. La lettura di questa sentenza è cominciata con queste solenni parole: "La Repubblica italiana, nel nome del popolo italiano, emette la seguente sentenza". I due massimi dirigenti dell'azienda che ha usato l'amianto sono stati condannati a 16 anni di reclusione ciascuno, al pagamento delle spese processuali nonché all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. È stata inoltre pronunziata la sentenza di interdizione legale dei due imputati per la durata della pena e la loro incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per la durata di tre anni. I due imputati sono stati inoltre condannati al pagamento del risarcimento danni alle famiglie delle vittime nonché ai comuni di Cavagnolo e di Casale Monferrato, nonché ad altri gruppi ed enti.
Pare che l'amianto sia stato scoperto in Italia nel 2000 a.C. circa e che l'Italia in Europa fosse il paese che ne estraesse di più. Nel 1991 nella zona intorno a Torino è stata chiusa la più grande miniera di estrazione di amianto. Un grande numero di lavoratori in quel periodo lavorava dalle fabbriche di amianto e nelle cave di estrazione. Attualmente si dice che circa 200.000 persone soffrano di malattie dovute all'amianto. Una delle più grandi cause di queste malattie è stata la fabbrica della Eternit che si trovava a Casale Monferrato. La Eternit era una multinazionale che aveva sedi in diversi paesi europei ed era la più grande estrattrice ed esperta della lavorazione dell'amianto.
In questo processo i due massimi dirigenti di questa azienda, uno svizzero e l'altro belga, sono stati rinviati a giudizio dal procuratore di Torino e sono stati sottoposti a un processo penale. Da quanto riportavano i giornali dopo l'apertura della prima udienza in data 10 dicembre 2009, i due rispondevano di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche, per aver causato la morte di circa tremila persone. A dire la verità attualmente non riesco a capire bene quale reato i due abbiano commesso, ma in base alla legge del codice di procedura penale riguardante l'amianto, ci sono delle "Regole base per la sicurezza e la prevenzione di chi utilizza l'amianto". Sembra che ci sia un procuratore che faccia delle indagini speciali riguardanti gli obblighi di trattamento in sicurezza dell'amianto, e che questo procuratore possa rinviare a giudizio coloro che infrangano questi obblighi. Per quanto riguarda gli infortuni sul lavoro, in Giappone c'è solo la possibilità di fare una domanda di risarcimento danni in sede civile nei casi in cui siano stati infranti gli obblighi di messa in sicurezza e di manutenzione del posto di lavoro. Mi sono quindi sorpresa nel venire ad apprendere che in Italia infrangere questi obblighi possa comportare anche una pena di reclusione e di incarcerazione.
Inoltre, per quanto riguarda i risarcimenti pecuniari, oltre a quelli dovuti ai lavoratori che hanno subito un danno e ai loro familiari, sono stati fissati anche dei risarcimenti a gruppi ed enti quali, ad esempio, l'Associazione Medicina Democratica - movimento di lotta per la salute - ONLUS (70 mila euro), l'Associazione Famigliari Esposti Amianto (100 mila euro), il Comune di Cavagnolo (4 milioni di euro), l'Inail (15 milioni di euro), il comune di Casale Monferrato (25 milioni di euro). In totale i due imputati sono stati condannati a un pagamento di risarcimento danni totale di circa 95 milioni di euro. Se si dovessero calcolare per ogni euro circa 100 yen verrebbe una cifra di circa 9 miliardi e mezzo di yen! Si può dire che in Giappone un caso di risarcimento danni di tale entità sia piuttosto raro!
Secondo i mass media, dopo la lettura della sentenza i famigliari delle vittime presenti in aula sono scoppiati in lacrime ed è partito un applauso. Il Ministro della Salute ha dichiarato: "Si tratta di una sentenza storica, ma la battaglia contro l'amianto non si chiude con una sentenza, sia pure una esemplare". Inoltre il Ministro dell'Ambiente ha dichiarato: "Questa sentenza di colpevolezza è giusta ed era inevitabile". Il procuratore della Repubblica che ha accusato i due imputati, Raffaele Guariniello, ha inoltre dichiarato: "È una sentenza importante dal punto di vista storico per la sicurezza del lavoro, anche a livello internazionale. C'è stato un grande interesse da parte di tutti i Paesi in cui si è lavorato l'amianto". (dichiarazioni tratte dagli articoli pubblicati sui siti internet del Corriere della Sera e de La Repubblica nei giorni immediatamente successivi alla sentenza)
Tuttavia, qualche ora dopo la lettura della sentenza, il gruppo di avvocati dei due imputati ha dichiarato di voler ricorrere in appello, e quindi ora si attendono con attenzione le prossime udienze.
Avvocato Atsumi Reiko.
Traduzione di Diego Lasio