La casa automobilistica Toyota (5)
Morte da sovraffaticamento sul lavoro
Avv. Reiko Atsumi
Riguardo al caso sul signor B, di cui ho scritto nell’articolo precedente, il Tribunale Distrettuale di Nagoya ha emesso la seguente sentenza: “Le cause dell’incidente sul lavoro di cui si occupa questo caso sono da attribuire alle mansioni di lavoro a cui era stato assegnato il signor B, e non aver riconosciuto come infortunio sul lavoro questo caso è contro la Legge, per cui tale decisione deve essere annullata.” In poche parole la decisione da parte del direttore dell’Ispettorato del Lavoro della città di Toyota di non concedere l’indennità per infortunio è stata riconosciuta non conforme alla Legge.
Ci sono parecchi punti di cui poter discutere in questo caso del signor B, ma in primo luogo c’è quello della gestione degli orari di lavoro straordinario.
Nella sentenza è stato giudicato che benché gli orari di straordinario fatti dal signor B fossero gestiti dal suo superiore K, ciò che era registrato non era da ritenere affidabile. Non è molto chiaro perché mai possa essere successa una cosa del genere, ma si può pensare a ragione che un’azienda del calibro della Toyota Motors avrebbe potuto dare un tesserino degli orari di ingresso e uscita a ogni dipendente, e aver organizzato un sistema che controllando questo tesserino ai cancelli della fabbrica ogni volta che loro entrano ed escono, automaticamente segni le loro ore di straordinario svolto.
Con un sistema in cui ci si segna da soli le ore di lavoro o lo fa un superiore, queste si possono falsare a piacimento, e sono molti i casi in cui non viene riportata la verità. Prima di tutto, quindi, bisogna evidenziare il problema che la Toyota Motors non svolgeva con precisione la gestione delle ore di lavoro straordinario dei propri dipendenti.
A proposito, il direttore dell’Ispettorato del Lavoro della città di Toyota ha replicato così riguardo al fatto che il signor B stesse lavorando fuori dall’orario di lavoro: “Ciò che si capisce dall’ora di ingresso e da quella di uscita dall’azienda è l’orario in cui il lavoratore è stato sul posto di lavoro, non l’orario effettivo di lavoro. L’orario totale in cui si sta in azienda non è il tempo lavorato, in quanto è compreso anche il tempo in cui si è rimasti sul posto di lavoro anche se non era necessario, per esempio per chiacchierare.” Ciò che più mi sorprende è che proprio il direttore dell’Ispettorato del Lavoro possa pensare una cosa simile!
Nel caso del signor B, il suo cuore si è fermato alle 4:20 del mattino. Nonostante normalmente avrebbe dovuto finire di lavorare all’1:00 del mattino e sarebbe dovuto tornare a casa, fino alle 4:20 si trovava nella camera del personale e svolgeva le sue mansioni. Dove mai esistono dei lavoratori che anziché tornare a dormire come la maggior parte delle persone, desiderano stare fino alle 4:20 del mattino in azienda per chiacchierare?
Il direttore dell’Ispettorato del Lavoro della città di Toyota dovrebbe conoscere con precisione le condizioni di lavoro e verificare a sufficienza le condizioni della turnazione notturna della Toyota Motors.
Ricercando varie informazioni, a tal proposito, c’era una notizia su un giornale dell’agosto del 2006 che diceva: “I direttori dell’Ispettorato del Lavoro della città di Toyota giocano a golf con la tessera a cui hanno diritto le persone giuridiche socie di un’azienda da cui c’è stata la fuga di notizie”. Ecco qua di seguito come stavano le cose, in base a questo articolo di giornale.
Presso l’Ispettorato del Lavoro di Toyota fu dislocato un impiegato statale precario in qualità di consulente generale, che dava consigli a chi voleva consultarsi sulle infrazioni della Legge Generale degli Standard sul Lavoro o sulle condizioni di lavoro.
Questo ex-lavoratore Y dell’azienda X, produttrice di parti per automobili con sede e stabilimento nella città di Toyota, dopo essere andato in pensione per raggiunti limiti d’età, fu assunto dall’Ispettorato del Lavoro della città di Toyota come consulente per svolgere compiti di consulenza ai lavoratori. Il lavoratore Z della stessa azienda X si recò presso il suo sportello nell’Ispettorato del Lavoro per denunciare dei comportamenti che potevano essere ritenuti contrari alla Legge degli Standard sul Lavoro. Nella norma, il consulente Y in rappresentanza dell’Ispettorato del Lavoro avrebbe dovuto indagare diligentemente sul caso, mentre invece proprio perché era un ex-dipendente dell’azienda X, rivelò a essa tutti i dettagli sul lavoratore Z, come il contenuto della denuncia e anche il suo nome e cognome.
Questa storia fa sorprendere, ma se si guarda ai requisiti per l’assunzione del consulente dei lavoratori, siccome questi doveva essere una persona con esperienza lavorativa nell’amministrazione di un’azienda nonchè una persona con dei meriti come lavoratore nel sistema assicurativo dei lavoratori, questo caso che si è verificato era abbastanza da immaginare che potesse avvenire. E inoltre nell’articolo c’era scritto che il direttore e il capo-reparto dell’Ispettorato del Lavoro di Toyota avevano ricevuto dal signor Y dei buoni-sconto per giocare a golf nel campo dell’azienda X, e che fossero andati a giocare insieme a dei dipendenti di questa azienda.
L’articolo 99 della Legge sugli Standard del Lavoro stabilisce che “il direttore dell’Ispettorato del Lavoro, ricevendo le direttive dal direttore dell’Ufficio del Lavoro della Prefettura, amministra i temi riguardanti l’applicazione delle leggi tramite ispezioni, interrogatori, permessi, attestazioni, verifiche, ecc. stabilite dalle norme previste da questa Legge, e comanda e dirige gli impiegati appartenenti al suo ufficio”, e pertanto ha fortissimi poteri. Inoltre, nell’articolo 101, sui poteri degli ispettori degli Standard del Lavoro, è stabilito che “possono fare dei sopralluoghi sui luoghi di lavoro, i dormitori e le altre strutture collegate all’azienda, chiedere di vedere il libro contabile e altra documentazione, oppure fare delle domande ai lavoratori”, mentre nell’articolo 102 c’è scritto che “per quanto riguarda le infrazioni a questa Legge, gli ispettori degli Standard del Lavoro svolgono il ruolo di forze dell’ordine regolate dal Codice di Procedura Penale”.
È così che quindi anche il direttore dell’Ispettorato del Lavoro e anche gli ispettori degli Standard del Lavoro ivi appartenenti hanno dei poteri di controllo e di guida molto forti. A infrangere la Legge sugli Standard del Lavoro sono i datori di lavoro, e perciò gli ispettori hanno il dovere di tenere le dovute distanze dalle aziende e se ci sono dei sospetti che queste infrangano la Legge devono operare senza indugi, qualsiasi cosa esse dicano. Di conseguenza, il rapporto tra l’azienda X e il direttore e il dirigente dell’Ispettorato del Lavoro riportato nel suddetto articolo, è da giudicare come un caso di collusione irregolare che non si deve assolutamente verificare.
Secondo la stampa, il direttore dell’Ispettorato del Lavoro e gli altri avrebbero ricevuto un provvedimento di ammonizione per aver violato la Legge sull’Etica dei Lavoratori Pubblici Statali, mentre il consulente che ha svelato le informazioni riguardanti le notizie interne all’azienda coinvolta sarebbe stato ammonito per aver infranto la Legge sull’Obbligo del Mantenimento del Segreto per i Lavoratori Pubblici Statali.
La pena finale è troppo lieve, ma dopo tutto nel caso in cui si assuma un consulente generale per lavorare all’Ispettorato del Lavoro, per lo meno non si dovrebbe scegliere una persona che abbia lavorato come dirigente in un’azienda che sta sotto la giurisdizione di quell’Ispettorato stesso.
Il secondo punto su cui vorrei riflettere è l’attività del Circolo QC.
Riguardo al Circolo QC, se si legge “i 75 anni di storia della Toyota Motors”, si capisce bene che vi concentrava le sue forze proprio come azienda.
C’è scritto che “la Toyota abbia creato il Circolo QC (Controllo Qualità) nel dopoguerra, ma che già da prima della guerra si poteva trovare il suo embrione. [...] Innanzitutto alla fine del 1949, per far diminuire i pezzi difettosi nella produzione, che era diventato un problema impellente, se ne studiò la causa principale seguendo il Piano Speciale delle Cause Principali, e collegando al fatto che si volevano chiarire le irregolarità delle cause principali con un piano gestionale, fu introdotto il cosiddetto Approccio del Controllo Qualità, e negli anni successivi fu applicato in via sperimentale un progetto gestionale. [...] Nel 1951 fu fondato il Sistema delle Proposte di Idee Ingegnose.”
La Toyota non riporta i particolari sul modo in cui fosse svolta nel dettaglio l’attività del Circolo QC, ma secondo quanto si sente dire, per esempio negli stabilimenti produttivi c’era il sistema che dopo che la linea si era fermata 8-10 persone del team rimanevano sul posto di lavoro e nella sala riunioni raccoglievano delle proposte discusse collettivamente dopo aver espresso la propria opinione su ciò che avevano percepito realmente durante l’attività lavorativa sul modo di utilizzare gli arnesi di lavoro, oppure ad esempio sulla riesamina del processo di produzione. In poche parole era un’attività che veniva svolta dopo aver terminato le proprie ore lavorative stabilite da contratto.
Questo tipo di attività come quella QC erano tutte di volontariato, e non venivano pagate per niente ai lavoratori dalla Toyota Motors.
Oltre a ciò nei “75 anni di storia della Toyota Motors ” c’è scritto anche che “dal 1993 (Anno 5 dell’Era Heisei) fu sviluppata l’attività del “New QC Circle”. Il direttore gestionale avrebbe dovuto rivedere gli obiettivi del Circolo QC, e per poter dirigere un’attività che adempisse a questi obiettivi fu messa in atto, ad esempio, un’istruzione per tale direttore gestionale. Per quanto riguarda il Sistema delle Proposte di Idee Ingegnose, le proposte tirate fuori furono tantissime, e poichè si videro dei fenomeni per cui risultava difficoltoso per i superiori dare ai sottoposti tutte le indicazioni sulle proposte di miglioramento passate, oltre ad aver rivisto gli standard di qualità e di riconoscimenti pubblici aziendali, fu abolito l’obiettivo generale di numero di proposte di tutta l’azienda, e fu progettato il cambiamento dall’incremento della produzione all’innalzamento della qualità”.
Hanno facilmente scritto che “le propoposte furono tantissime”, ma non hanno scritto il perchè. Tuttavia, si può congetturare, leggendo tra le righe, che per il fatto che il numero di proposte era veramente molto vasto, il rapporto meritocratico del personale riguardante ad esempio promozioni e cambi di ruolo ne fu influenzato enormemente.
Se si guarda il numero di proposte dell’anno 2000, periodo in cui lavorava il signor B, sono 659.589, cioè 11,9 proposte per ogni lavoratore. A proposito, nel 1986 le proposte furono 2.648.710, cioè 47,7 a persona. Tuttavia, nei “75 anni di storia della Toyota Motors”, non c’è scritto nulla sulla quantità di tempo dedicata dai lavoratori per poter tirar fuori tutte queste proposte, o di quanto fosse l’importo delle ore di straordinario non retribuito, nè quanto la Toyota abbia giovato da una quantità tanto enorme di buone proposte.
A proposito, siccome nella sentenza del caso del signor B, la Corte ha riconosciuteo “l’attività del Circolo QC” e “le Proposte di Idee Ingegnose”come attività facenti parte dei compiti di lavoro, dopo che nel novembre del 2007 finì questo processo dal giugno del 2008 la Toyota Motors cominciò a pagare le ore di straordinario dedicate alle attività del Circolo QC. Soltanto che ne limitò l’attività a 2 ore mensili, e per ogni ora che sforasse queste 2 ore fu introdotta la necessità di ricevere il permesso del proprio superiore per poterla svolgere.
Il motivo per cui la Toyota ha avuto questi enormi ricavi aziendali e si è potuta costruire il rango in cui è ora, è perchè è stata retta dall’attività che i lavoratori hanno svolto per il Circolo QC o per le Proposte di Idee Ingegnose (= Innalzamento della qualità), nonchè per il “lavoro gratuito” (= Taglio dei costi) legato a tali attività.
Avvocato Reiko Atsumi
Traduzione di Diego Lasio