Sentenza del Processo di Torino sull’amianto (5)
1, La sentenza della Corte Superiore di Torino
Fino ad ora ho parlato in breve della sentenza di primo grado della Corte Distrettuale di Torino del 13 febbraio 2012, ma in seguito c’è stato il processo d’appello per il quale l’Alta Corte ha emesso una sentenza in data 3 giugno 2013.
Nella sentenza d’appello l’imputato svizzero Schmidheiny, ex gestore dell’azienda Eternit, è stato condannato a ben 18 anni di reclusione. Rispetto alla sentenza di primo grado gli sono stati dati due anni in più di reclusione. Bisogna ricordare che nella sentenza di primo grado gli imputati erano due, ma nel frattempo uno era morto e quindi in quella di secondo grado ne è rimasto uno solo.
Inoltre, per quanto riguarda la responsabilità legata ai danni civili, la sentenza prevede che vengano pagati a ogni vittima 30 mila euro di risarcimento danni (al cambio di 1 euro = 130 yen, verrebbero 3 milioni 900 mila yen), e siccome le vittime sono 930 fa un totale di 27 milioni 900 mila euro (circa tre miliardi 627 milioni di yen). Oltre a ciò, si dovranno pagare i danni agli enti locali, per esempio 20 milioni di euro (circa due miliardi 600 milioni di yen) alla Regione Piemonte, e 30 milioni 900 mila euro (circa 40 miliardi di yen) al Comune di Casale Monferrato. Questi danni da pagare agli enti locali serviranno a finanziare le spese di bonifica dei siti contaminati, le cure mediche e la ricerca sulle malattie legate all’amianto.
Attualmente la causa è passata alla Corte di Cassazione, che a breve dovrebbe emettere la sentenza di terzo grado.
2, Ripercussioni in Italia
Secondo i giornali del periodo (Il Fatto Quotidiano, La Repubblica, ecc.) per il procuratore aggiunto Guariniello “questa sentenza ci dice che non è mai azzardato sognare. Questa sentenza è un inno alla vita, un sogno che si avvera”, e inoltre ha dichiarato che “il disastro ambientale doloso riconosciuto dalla Corte non è importante solo per i lavoratori, ma per tutta la popolazione”.
Il pm ha inoltre sottolineato che “questa sentenza apre grandi prospettive anche per le vicende di Taranto e per le altre città che aspettano giustizia. Non è finita qui e questa sentenza, che è molto importante perchè potrà influenzare il resto del mondo. Qui in Italia siamo riusciti a fare un processo che nessuno è riuscito a fare in nessuna parte del mondo”.
Bisogna spiegare che Taranto è una grande città che si trova nel sud della penisola italiana, dove oltre ad esserci la più grande acciaieria d’Europa (ILVA), ci sono anche industrie petrolchimiche, cantieri navali, e fabbriche di amianto, per cui si dice che vi siano forti danni ambientali. Ci sono poi altri luoghi in Italia dove i danni ambientali sono notevoli.
3, Ripercussioni negli Stati Uniti d’America.
La Eternit, questa azienda che è stata portata a processo, è una multinazionale che produce e vende amianto che ha causato delle vittime anche negli Stati Uniti d’America.
Riguardo alle condizioni dei danni causati dall’amianto in America, i dettagli sono riportati dal “Rapporto sulle analisi relative ai danni alla salute legati all’amianto nei maggiori Paesi sviluppati” relativo all’anno 2006 (Tokyo Kaijyo Nichido Consulting Spa).
Secondo questo rapporto, poichè il sistema di rimborso assicurativo sanitario di questo Paese non funziona abbastanza bene, ci sono state moltissime denunce, e pare che fino al 2002 ce ne siano state per 730 mila casi, e che le aziende denunciate siano almeno 8400, per un rimborso danni di 70 miliardi di dollari in totale. Per questo motivo sarebbero numerose le aziende fallite, e di conseguenza moltissimi i lavoratori che hanno perso il lavoro. È proprio un Paese con una società piena di cause legali!
Si dice inoltre che ad aver aperto la via dei fallimenti delle aziende legate all’amianto sia stata la Johns-Manville, nel New Jersey. Questa era la più grande azienda al mondo di produzione e vendita dell’amianto, e oltre ad averne esportato grandi quantità anche in Giappone, nel 1957 ha avviato una cooperazione tecnica con la Kubota Spa (ex Kubota Siderurgica) con cui ha commercializzato tutti i tipi di ardesia. Inoltre, così come la Toyota Automobili, era un colosso talmente importante da aver addirittura dato il nome a una città: la città di Manville, appunto.
A tal proposito, il 2 luglio 2014 la Corte Superiore del New Jersey, in America, ha emesso una sentenza. Questa sentenza è peraltro definitiva e inappellabile perchè gli imputati non si sono presentati al processo.
La Johns-Manville produceva tubi in amianto-cemento e gli operai che vi lavoravano sono stati esposti all’amianto blu che gli ha causato dei mesoteliomi. Per questo motivo il giudice ha condannato la Anova Holding, AG e la Becon, AG al risarcimento nei confronti delle famiglie delle 11 vittime di 90,5 milioni di dollari (al cambio 1 dollaro=100 yen, sarebbero 9 miliardi 50 milioni di yen).
Queste due aziende imputate sono a tutti gli effetti legali le dirette eredi e la continuazione della fallita Eternit, e hanno continuato a vendere l’amianto alla Johns-Manville tra il 1950 e il 1980. Il vero gestore di queste due aziende si dice che fosse l’imputato poi condannato nel processo di Torino, lo svizzero Schmidheiny. Inoltre queste due aziende sono state giudicate responsabili e condannate a pagare i danni civili anche nel suddetto processo d’appello di Torino. Per questo motivo il giudice americano avrebbe citato la sentenza di Torino, dicendo che la stessa persona era stata giudicata colpevole anche in quel processo.
È così che il processo Eternit in Italia ha avuto una grande influenza anche negli Stati Uniti d’America. Questa sentenza ha avuto una grande eco non solo in Italia, ma anche in America, e si può trovare su Internet.
4, Gli sviluppi del processo di Torino
La sentenza del processo di Torino in Italia vedeva imputati l’ex amministratore della Eternit e le aziende che ne hanno direttamente ereditato la successione, ma siccome la cifra relativa al rimborso danni riconosciuta dal giudice è molto alta, e poiché sia il diretto imputato sia le aziende non si trovano e non hanno sede nel territorio nazionale italiano, si pensa che sarà molto arduo riuscire a far pagare realmente i danni. Siccome queste due aziende dovranno pagare non solo i danni causati in Italia, ma anche quelli relativi alla sentenza di responsabilità civile emessa in America, non è chiaro se saranno effettivamente in grado di adempiere al pagamento per intero.
Fino a quando i soldi relativi al rimborso danni che devono essere pagati alle vittime in base a questo processo vittorioso non saranno elargiti definitivamente, non si potrà essere del tutto soddisfatti e gioire.
Avv. Reiko Atsumi
Traduzione di Diego Lasio