- Non dire gatto finché non l'hai nel sacco
“Con lo stesso significato c’è anche “Non dire quattro se non ce l’hai nel sacco”!”
“Cosa cambia tra gatto e quattro?”
“Sono tutti e due corretti, e significano “quattro gatti”; non è che debbano essere per forza quattro, ma si deve forse intendere come un numero piccolo?”
“Chissà perché in Italia il numero quattro indica una piccola quantità?”
“Non lo so mica! A proposito, c’è un proverbio molto simile che recita “tenere in conto la pelle del procione tanuki non ancora catturato”. In passato in Giappone la pelle di procione tanuki veniva venduta e per i cacciatori era un’ottima fonte di guadagno, e significava segnare sul libro dei conti la vendita della pelle di un tanuki che non si era ancora catturato. Perciò, metterlo in conto solo su un’ipotesi era una cosa inutile, no?”
“In Italia il gatto e in Giappone il tanuki: gli animali sono diversi ma senza dubbio c’è una similarità”.
- Quando manca la gatta i topi ballano.
“In Giappone c’è il proverbio che recita “fare il bucato quando non ci sono i demoni Oni”, ma il significato è lo stesso. Significa fare qualcosa che ci piace mentre non ci sono persone temibili o che mettono suggestione”.
“Però in Giappone non si dice “ballano”, ma “fare il bucato”! Che serietà!”
“A proposito, anche in Italia i gatti catturano i topi! Un amico che ha fatto un viaggio in Italia, ha detto che nel Foro Romano era pieno di gatti randagi! Quindi anche nel Foro Romano è pieno di topi!”
“Sembra che sia pieno di topi!”
“In questo proverbio italiano, si parla di una gatta femmina! Chissà perché proprio femmina? I gatti maschi non catturano i topi?”
“Ho sentito dire che i gatti femmine catturano i topi per allevare i cuccioli, e quindi sono più brave dei maschi a cacciarli. Anche tra i leoni e le tigri, le femmine sono più brave a cacciare rispetto ai maschi, no?”
“ E allora i maschi che fanno?”
- Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.
“In Giappone lo pronunciamo “Lado”, ma in Italia lo pronunciano “lardo”, e sembra che indichi la parte grassa del prosciutto. La carne che si trova nella schiena del maiale, sembra che venga massaggiata nelle spezie come si fa per il prosciutto, e che la si faccia poi seccare nel sale. Il lardo si mangia tagliandolo a fettine sottili, oppure mettendolo sopra il pane o le patate calde come si fa con il burro, a volte mettendolo sulla pasta, e si dice che sia un grasso molto popolare in Italia. Per questo lo si tiene in cucina per usarlo per cucinare. Quando il gatto lo lecca, il grasso gli va sulle zampe, e così si capisce che lo ha leccato proprio dall’impronta della zampa!”
“A proposito, anche in questo proverbio, si parla di una gatta femmina! Avrà rubato il lardo per i cuccioli? Sarà sicuramente così!”
“Forse è così! Riprendendo il discorso, il significato di questo proverbio è che se lo fa una volta può andar bene, ma se lo fa tante volte prima o poi viene scoperta e catturata. Quindi significa che anche se si ha successo una volta, prima o poi si fallirà!”
“Eh sì, anche se si pensa di averla scampata una volta, prima o poi si farà un errore che manderà tutto all’aria! Anche in Giappone c’è un proverbio che dice “non è che sotto il salice trovi sempre uno storione cobice!”, e penso che gli assomigli. Significa forse che la superbia non va bene?”
“A proposito, fin dal passato in Giappone si dice che i gatti lecchino il grasso dei pesci, e si mette paura dicendo che a farlo sia lo spiritello maligno di un gatto, ma anche in Italia i gatti leccano il grasso animale! Chissà perché?”
“Il gatto in origine era un animale selvatico e cacciava prede come i topi. In particolare, in inverno molti animali aumentano la massa grassa per difendersi dal freddo e superare la stagione fredda. Forse i gatti amavano il grasso di quelle prede che catturavano nella caccia?”
- Le ore del mattino hanno l'oro in bocca.
“Questo è un modo di dire latino, e in italiano moderno si traduce “abbiamo davanti agli occhi i vizi altrui, mentre i nostri ci stanno dietro”.
Si dice che sia una frase detta da Seneca, un politico, filosofo e poeta vissuto nel periodo dell’antico Impero Romano. Sembra che Seneca fosse stato il precettore di quel famoso e cattivo imperatore Nerone.
Ci sono rimasti tanti suoi detti, e molti li presenta nella sua traduzione in latino delle favole di Esopo che erano in greco antico.”
“Nella mitologia greca Prometeo rubò il fuoco dall’Olimpo e lo diede agli uomini. È anche famoso il mito secondo cui creò l’uomo nonostante il divieto di Zeus. Quando creò l’uomo sembra che avesse fabbricato due grandi sacchi. Uno serviva per metterci dentro i difetti altrui, e lo legò al collo degli uomini. Nell’altro si dovevano mettere i propri difetti e lo mise sulla schiena degli uomini. Per questo motivo gli uomini riescono a vedere bene i difetti altrui, mentre hanno difficoltà a vedere i propri.”
“Ma pensa un po', già nel passato avevano capito che questo animale chiamato uomo non fa altro che criticare i difetti degli altri, mentre non riconosce i propri difetti e problemi”.
- Aliena vitia in oculis habemus a tergo nostre sunt.
“Questo detto era originariamente del greco Ippocrate, e quindi la frase originale era in greco antico. Però è diventata famosa dopo che Seneca la scrisse in lingua latina.
Ora in italiano moderno recita “la vita è breve, l’arte è lunga”.
“Questa frase in giapponese viene presentata come “L’arte è lunga, la vita è breve”, ma che differenza c’è?”
“Ippocrate era un medico e perciò non usava la parola arte come la intendiamo noi. Perciò in questo caso “arte” significa “tecnica”, e si dice che nell’interpretazione corretta vada intesa come “la vita di un medico è breve, ma l’arte medica ha una lunga vita”. Dicendo che “l’arte medica è lunga”, si tramanda che Ippocrate sembra che si lamentasse del fatto che per impararla ci volesse molto tempo”.
“Non c’è dubbio che la durata degli studi della facoltà di medicina sia molto più lunga rispetto a quella delle altre facoltà!”
“In origine si parlava della tecnica medica, ma nel XVIII secolo si interpretò come arte, e si continua a farlo così ancora oggi”.
“Però! Che bella interpretazione dal punto di vista degli artisti!”
- Una rondine non fa primavera.
“Queste parole si trovano nella basilica di Santa Maria della Concezione, famosa in Giappone con il nome di “tempio delle ossa”, ed è scritta sull’ingresso della cripta di questa chiesa. In questa camera sono esposte come un’opera d’arte tantissime ossa umane”.
Nel testo esplicativo si dice che sia stato fatto utilizzando le ossa di 4000 persone morte in 350 anni, tra il 1528 e il 1870!”
“Incredibile! Fa quasi paura! In verità, esisteva un’espressione latina che diceva “Sum quod eris, fui quod sis”; in giapponese risulta un po’ antiquata ma si traduceva “Io fui così come sei tu, e tu diventerai così come sono io”. Sembra che in realtà questa frase latina compaia in tante tombe un po’ dappertutto!”
“Inoltre, in questa chiesa c’è anche la lapide del cardinale Antonio Barberini, fratello minore del Papa Urbano VIII, e lì c’è scritto “Hic jacet pulvis, cinis, et nihil” (Qua giace polvere, cenere e il nulla)”.
“Si percepisce il senso della vanità della vita, ma sembra un consiglio a vivere al meglio adesso, perché prima o poi tutti gli uomini dovranno morire!”