La parità dei sessi
Il 25 ottobre del 2013 il Forum Mondiale dell’Economia (WEF) ha reso nota la classifica della disparità sessuale sulla “Relazione del 2013 sulla differenza tra uomini e donne a livello internazionale”.
Il Giappone è al 105° posto su 136 Paesi.
Queste sono le prime dieci posizioni: 1° posto per l’Islanda, 2° Finlandia, 3° Norvegia, 4° Svezia, 5° Filippine, 6° Irlanda, 7° Nuova Zelanda, 8° Danimarca, 9° Svizzera, 10° Nicaragua.
A proposito, in un articolo precedente intitolato “Sulla parità dei sessi - Le costituzioni del Mondo” ho analizzato la situazione di alcuni Paesi, e cercandoli in questa classifica vediamo che la Germania si trova al 14° posto, l’America al 23°, la Francia al 45°, la Federazione Russa al 61°, la Cina al 69° e l’Italia al 71°. Che la 105° posizione del Giappone sia bassissima e molto distante da questi altri Paesi, è chiaro come la luce del sole!
Se ora proviamo a vedere quali Paesi si sono piazzati sotto la 100a posizione, la situazione è la seguente: al 100° posto il Camerun, al 101° l’India, al 102° la Malesia, al 103° il Burkinafaso (si trova nell’Africa Occidentale), al 104° la Cambogia, al 105° il Giappone, al 106° la Nigeria, al 107° il Belize (si trova nell’America centrale), al 108° l’Albania, al 109° gli Emirati Arabi Uniti, al 110° il Suriname. Il Pakistan, dove i talebani hanno sparato alla ragazza di nome Malala, si trova al 135° posto. La distanza che c’è tra il Giappone e l’Italia, è più o meno la stessa che c’è tra il Giappone e il Pakistan.
Questa classifica della disparità dei sessi viene pubblicata, ogni anno nel mese di ottobre. Diamo un’occhiata alla posizione del Giappone nel corso degli anni: nel 2006 era all’80° posto, nel 2007 al 91°, nel 2008 al 98°, nel 2009 al 101°, nel 2010 al 94°, nel 2011 al 98°, nel 2012 al 101°, nel 2013 al 105°. Insomma, la posizione delle donne giapponesi anzichè migliorare, va peggiorando.
Perché mai questa posizione è andata a calare in questo modo? E poi perché la posizione non sale fino a metà classifica tra i 136 Paesi, almeno ai livelli dell’Italia? Se non si fa un’analisi seria di questo problema, le donne giapponesi continueranno a essere discriminate all’infinito.
Per fare questa graduatoria sono stati presi in considerazione 136 Paesi del mondo, e sono stati valutati 4 fattori di discriminazione tra uomini e donne, per cui a ogni Paese sono stati dati dei punteggi distinti. Come oggetto della graduatoria non sono stati considerati tutti i Paesi del mondo, ma 136 Paesi che rappresentano oltre il 93% della popolazione mondiale. Inoltre il punteggio non tratta la differenza tra Paese e Paese, ma la differenza tra uomini e donne in quel Paese, per cui agli uomini è stato dato il punteggio di 100 e alle donne è stato dato un punteggio relativo al livello di eguaglianza rispetto ad essi.
Prima di tutto questi quattro fattori sono: 1° Partecipazione e Opportunità relative alle Attività Economiche (Economic Participation and Opportunity), 2° Istruzione (Educational Attainment), 3° Salute e Sopravvivenza (Health and Survival), 4° Potere Politico (Political Empowerment). Inoltre per ogni fattore sono stati considerati altri valori, per un totale di 14 in tutto: per le attività economiche 5 valori quali lo stipendio, il livello di partecipazione, i lavori di specializzazione; per l’educazione 4 valori quali la frequenza alle scuole primarie e quella alle superiori e di specializzazione; per la salute e la sopravvivenza 2 valori quali la durata della vita; per il potere politico 3 valori quali la partecipazione agli organi di decisione politica, ecc. In questa relazione sono riportate le posizioni dei Paesi anche per ognuno di questi fattori.
Nel 2013 la posizione totale del Giappone è la 105a, mentre nella classifica relativa alla partecipazione economica è la 104a, nell’istruzione è la 91a, nella salute e sopravvivenza è la 34a, e nella partecipazione politica è la 118a. Nei quattro singoli fattori si trova sotto la centesima posizione in due su quattro, e sotto la novantesima posizione in tre su quattro. È incredibile, no? Io ci sono rimasta di stucco.
A proposito, che significato può assumere una classifica delle disparità sessuali di questo genere? Sono molte forse le persone che pensano che si tratti solo delle donne e che non ci si abbia nulla a che fare. Tuttavia questo modo di pensare è una delle cause per cui le donne vengono discriminate, insomma si approva il fatto che le donne non sono indipendenti economicamente rispetto agli uomini, che non ricevono un alto grado di istruzione rispetto agli uomini, e che non hanno influenza politica. Detta in un altro modo, si pensa che non ci sia una necessità di migliorare la condizione della donna, e alla fine non si può fare a meno di dire che si approva la discriminazione nei confronti delle donne.
Penso inoltre che una coscienza della discriminazione femminile comprenda non solo quella perpetuata nei confronti della donna, ma anche nei confronti dei più deboli socialmente, come nel caso dei bambini, dei portatori di handicap, degli anziani, delle persone che hanno un reddito basso, degli stranieri, o di coloro che non hanno influenza politica. Una società che approva la dicriminazione nei confronti delle persone non può essere una società sana.
Una classifica di quel genere non c’è dubbio che possa essere vista come un importante indice che analizza quanto siano sani quei Paesi.
Nel preambolo della Costituzione Giapponese c’è scritto che “si vuole rappresentare un posto onorevole nella comunità internazionale”. Cosa ne penserà il Governo della posizione disonorevole che ha raggiunto il Giappone in questa classifica della disparità sessuale? Questa è una domanda che vorrei far loro.
La classifica della disparità sessuale e la relazione del WEF possono essere visualizzate da chiunque su internet.
Avvocato Atsumi Reiko
Traduzione di Diego Lasio